lunedì 22 ottobre 2012

Attenti agli imperativi!




Ben fatto è meglio che ben detto!
- Benjamin Franklin -

Mi è capitato di imbattermi spesso in pubblicazioni, siti internet, post, in cui il guru del momento ti dice che cosa devi fare per essere felice, per realizzarti, per avere una vita piena di soddisfazione. L'intento di queste persone è positivo: vorrebbero creare maggior prosperità maggior benessere tra le persone, ma ecco che a questo punto mi torna alla mente una celebre frase di Oscar Wilde "Le peggiori cose sono sempre fatte con le migliori intenzioni". Mi spiego meglio. Secondo te, chi andrà a cercare pagine o acquistare prodotti in cui trovare informazioni sul benessere psicologico? Ossia qual è il target di persone che molto più probabilmente di altre capiteranno nei contenuti pubblicati su come stare bene? Credo che la risposta sia abbastanza ovvia: persone che verosimilmente abbiano qualche malessere psicologico, persone che si sentono giù, persone che vorrebbero cercare di fare qualcosa per migliorare la loro condizione; se queste non sono ancora riuscite ad uscirne è molto probabile che siano intrappolate nei loro stessi schemi mentali che continuano a ripetersi rigidamente in un meccanismo che si autoalimenta: il circolo vizioso. Sì perché spesso si tenta di risolvere i problemi continuando a cercare la soluzione con la stessa categoria di soluzioni.  Oltre al fatto che in TUTTI  c'è una naturale resistenza al cambiamento che mantiene in equilibrio un sistema psicologico e che ci permette di vivere (certo l'equilibrio può anche essere disfunzionale!). Questo andrebbe tenuto seriamente di conto quando ci si vuole rivolgere a persone che hanno dei malesseri psicologici e stanno cercando aiuto.

Si trova spesso scritto: Smetti di criticarti! Smetti di incolparti! Abbi chiaro l'obiettivo della tua vita! Sii spontaneo! Divertiti! 

Certo, ripeto, i consigli sarebbero anche buoni! Ma peccato che questi GRANDI ESPERTI DI COMUNICAZIONE commettano un grandissimo e pericolosissimo errore! Quello di cadere in stili comunicativi inefficaci se non addirittura dannosi o paradossali! La mente non funziona in modo lineare e logico ed è per questo il paradosso si insinua molto facilmente. Scusate cari GURU ma che cosa può pensare e sentire una persona che generalmente si critica pesantemente quando gli viene consigliato tramite un imperativo di smettere di criticarsi? Io credo che con molta probabilità essa sentirà ancora di più di continuare a sbagliare, di commettere un errore criticandosi. Che cosa dovrebbe mai fare? Certamente correggersi! Sta sbagliando ancora perché si critica! E per correggersi che cosa farà? Ovvio! Aumenterà ancora di più la dose della critica! Che a sua volta verrà inibita ancora dall'imperativo smetti di criticarti, rifiutati di criticarti! Questo meccanismo di tentata soluzione può creare una spirale di sofferenza molto forte, che porta veramente ad auto-imprigionarsi in una ricerca della via di uscita senza fine! Lo stesso per gli altri illuminati consigli. 

Sii spontaneo! Certo ottimo! Peccato che nel momento in cui io pensi ad essere spontaneo sto perdendo la mia spontaneità, perché applico una forma di controllo a qualcosa che non dovrebbe averne! Un classico esempio di doppio legame comunicativo (double blind). Per doppio legame si intende "una situazione in cui una persona è posta di fronte a messaggi contraddittori, la cui natura non è immediatamente evidente perché celata o negata, o perché i messaggi sono di livelli diversi, e in cui non si può neppure scappare, né osservare e commentare efficacemente le contraddizioni" (Weakland e Jackson, 1958).

Oppure ingiungendo, smetti di colpevolizzarti! Che cosa otteniamo? Probabilmente che la persona si senta rimproverata perché si colpevolizza, o in altri termini viene fatta sentire in colpa perché si sente in colpa! Risultato? Doppia colpa! Geniale no?

Lo stesso per il divertimento! Nel momento in cui ti forzi a divertirti, che cosa ottieni? Ovviamente che non ti diverti affatto! Magari quindi ti senti pure in colpa verso te stesso perché non sei capace di divertirti come gli altri e quindi che fai? Seguendo l'ingiunzione ti sforzerai ancora di più di divertirti con risultati ovviamente disastrosi!

Bisogna considerare che nella comunicazione interpersonale i paradossi sono all'ordine del giorno, ma pensare di rivolgersi a figure professionali, guru, scrittori motivazionali e via dicendo, che si fanno pagare fior di soldi, per ricevere indietro veleno per la nostra mente ovviamente fa rabbrividire!

Questi bellissimi consigli oltretutto calcano la mano su una pericolosa dose di senso di colpa ed andrebbero evitati come la peste! Dire queste cose in questo modo, anziché aiutare le persone ad uscire da stati di malessere, rischiano di aggravare la situazione, se non addirittura a far cadere dentro la spirale altri che stavano complessivamente bene, ma che avevano solo bisogno di un po' di supporto.

L'arte di ingiungere, ossia indurre a fare qualcosa, è complessa specie poi quando si tratta di terreni come quelli legati al cambiamento psicologico. Tuttavia il paradosso comunicativo può essere però sfruttato a livello terapeutico nella misura in cui la persona viene costretta a fermarsi e a riflettere sull'incongruenza di due messaggi contrastanti e grazie proprio alla comunicazione paradossale è indotta a notare l'incompatibilità delle possibili scelte presentate. A quel punto il terapeuta avrà raggiunto lo scopo di aver portato il paziente a mettere in dubbio la sua costruzione, la sua realtà patologica, conducendolo verso un percorso di guarigione, senza aver dato ingiunzioni colpevolizzanti.

Ci vuole molta intelligenza, signori, forse troppa, quando ci si addentra in terreni come quelli della crescita personale e del benessere. Si rischia di cadere preda di gente dai facili entusiasmi che ti promette oro e ricchezza e felicità mediante ingiunzioni pericolose. Non solo loro, purtroppo, anche grandi nomi della formazione e della psicoterapia, che magari si avvalgano per le loro spiegazioni del capitale testo Pragmatica della comunicazione umana, finiscono per cadere in questi errori... facendo più danni della grandine! Se un individuo diviene in grado di riconoscerle è in grado anche di lasciarle perdere e magari prendere quanto c'è di buono nel consiglio stesso, ma ripeto, ci vuole molta attenzione e intelligenza.

Grazie a tutti



Una madre stava parlando al telefono con lo psichiatra della figlia schizofrenica e si lamentava delle ricadute della ragazza. Ma di solito quando diceva che la figlia era ricaduta voleva dire che la ragazza si era mostrata più indipendente e che aveva battibeccato con lei. Da qualche giorno, per esempio, la figlia era andata a stare per conto suo in un appartamento, una decisione che aveva abbastanza infastidito la madre. Il terapeuta le chiese di fare un esempio di quello che lei definiva comportamento disturbato e la donna rispose: Oggi, per esempio, volevo che venisse a pranzo da me e abbiamo avuto da discorrere perché lei credeva di non aver voglia di venire “. Quando il terapeuta le chiese come era andata a finire la discussione, la madre disse con rabbia: Naturalmente l’ho convinta a venire perché sapevo bene che in fondo voleva venire e che non ha mai il coraggio di dirmi di no”. L’opinione della madre è che quando la ragazza dice ‘no’ significa che vuol venire, perché lei sa meglio della figlia quello che passa nella sua mente confusa. Ma quando la ragazza dice sì ‘? non vuol dire ‘, vuol dire soltanto che la figlia non ha mai la forza di dire no ‘. Sia la madre che la figlia sono dunque legate da questo modo paradossale di etichettare i messaggi.

Watzlawick P., “Pragmatica della comunicazione umana”, Astrolabio, pag. 208


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